Da due giorni sono al mare. Sono arrivata da sola, poi mi raggiungeranno anche gli amici. Ormai da vent’anni arrivo sulla costa siciliana e soggiorno nella stessa casa fronte mare. È piccola ma accogliente, la camera completamente bianca alle pareti e negli arredi affaccia con una grande terrazza sul mare. Vi ho trascorso le notti adagiata sul dondolo di legno, perché il mare di notte ha un fascino ancora più misterioso, quando la luce lunare riflette sull’acqua affiorano vari pensieri dai più recenti a quelli più lontani legati all’infanzia quando trascorrevo lunghe vacanze al mare con i miei genitori e i loro amici. La sera prima di uscire vengo spesso qui in terrazza, mi siedo sul dondolo e il profumo dei gelsomini mi pervade. Davanti a me sabbia e scogli si alternano in un paesaggio selvaggio tra fichi d’india e piante di mirto. Ovunque aria leggera salmastra. Quando apro le finestre la mattina entra lieve come una carezza e l’azzurro dell’acqua mi avvolge come in un mantello di seta. Verrei qui solo per contemplare il panorama, ma la mia passione per gli scogli è ormai cresciuta con me. E niente mi discosta da questi aridi sentieri, la mattina appena mi sveglio sento un fremito dentro e appena finisco la colazione, indosso il bichini e scelgo il percorso più o meno impervio. Preferisco andarci da sola, anche se può essere più pericoloso, ma ci sono momenti che ho bisogno di stare a contemplare in solitudine, per girare tra i miei pensieri.
Però l’anno scorso a luglio ci sarei venuta con Francesco, anche solo per camminare insieme e guardarsi in silenzio ascoltando le onde e il vento tra gli scogli. Per nutrirsi di sguardi come abbiamo fatto in passato. Ma è rimasto solo un desiderio che non potrà più avverarsi visto come sono andate le cose tra noi.
Ammirare l’immensa distesa di acqua è per me un momento di grande relax che non avrei potuto condividere con altre persone, solo chi sente fortemente il mare potrebbe capire quello che provo io in questo luogo magico della natura dove lo splendore delle agavi si fonde con il cielo, gli scogli più o meno appuntiti contornano il paesaggio con fierezza.
Ieri sera mentre stavo riordinando alcuni bagagli arriva una telefonata inaspettata, mi ha chiamata Francesco, dopo mesi di silenzio.
Con lui avevo percorso un tratto della mia vita, intenso e profondo, poi le nostre strade si erano divise.
Non me l’aspettavo anzi quasi non lo pensavo più. Non che fosse sparito dai miei pensieri, ma ormai mi stavo abituando alla sua assenza.
Inoltre avevo cambiato il cellulare qualche tempo prima e mi ero accorta di aver perso il suo numero. Questo evento mi era venuto in soccorso: non potevo più avere la tentazione di chiamarlo.
Per troppo tempo mi era mancata la sua voce, mi era mancato lui e tutto quello che era noi.
La sua distanza era diventata una certezza.
Quando squillò il telefono risposi un po’ distratta.
“Ciao”
E io sorpresa: “Francesco! Ciao come stai?”
“Mah! Diciamo bene” fece lui un po’ vago
Ci fu un attimo di silenzio poi lui con sicurezza disse: “Tu stai bene”
“Come fai a saperlo?” feci un po’ stupita
“Lo sento dalla tua voce, da come mi hai risposto”
Ancora silenzio.
“ Sai, ti conosco… ma dove sei in questo periodo?”
“Al mare”
“Ah, sei partita prima quest’anno, come mai?” fece meravigliato
“Mi sono anticipata di qualche giorno, potevo farlo”
“E oggi sei stata sugli scogli?”
“Sì, quasi tutto il giorno” poi aggiunsi: “Ti ricordi ancora qualcosa, nonostante…”
Mi interruppe subito: “Nonostante cosa?” disse risentito
“ Ti sei impegnato a distruggere tutto, perchè non rimanesse nulla di noi”
Fece un sospiro e io incalzai subito con un’altra frase tagliente: “Sei stato bravo, un campione ”
“Sai bene che non doveva andare in quel modo” fece alterato
“Con le chiacchiere si fanno tante cose”
“Tutte le volte che ti vedevo per me si apriva un libro che avevo iniziato a leggere, scorrevo quelle parole con avidità, poi qualcuno lo ha chiuso di colpo e io ci sono rimasto dentro”
“Ma dove? Non dire sciocchezze, ti sei tirato subito fuori e sei andato a cuccia con la coda tra le gambe” risposi con una risata sarcastica
“Tu non sai in che morsa mi sono trovato!”
“Io invece so che sei un debole o per essere più precisi, un uomo fragile ma orgoglioso e non lo ammetteresti mai. Ma qualcuno te lo deve pur dire”
Lui rimase in silenzio poi disse: “Hai ragione, ma sono sensibile”
“Un tempo lo pensavo anch’io, poi ho capito che sei sensibile solo per le tue cose. E qualcuno intorno a te si approfitta della tua debolezza”
“No, nessuno lo fa!” disse con tono severo
“Neanche te ne accorgi, allora sono costretta a dire il nome e il cognome, tanto per essere chiara”
Non lo feci neanche replicare, ero alterata, anche se riuscivo a controllarmi, ma ormai avevo deciso di dire chiaramente ciò che pensavo. Senza tanti giri di parole avrei voluto dire: “Tua moglie”. Ma tacqui. Mi sorpresi anch’io di quel silenzio.
“ Allora? Non dovevi dirmi il nome e il cognome ?” fece con tono di sfida
Non risposi e lui sospirò.
“Lascia stare, hai capito a chi mi riferisco. Piuttosto avrei voluto un allontanamento diverso, hai fatto in modo che diventassimo estranei. Non ci sentiamo mai”
“Io non sono certo estraneo e neanche tu. Quando c’è un legame con una persona anche se ti senti una volta all’anno sai che c’è sempre qualcosa che ti unisce”
“ Ecco, ora ho anche il premio di consolazione…” risposi ironica
“Come sei tagliente stasera, non so se ti rendi conto quanti colpi mi hai dato con le tue parole”
“Tutti quelli che ti meriti, quando eri da esaltare sai che non mi sono risparmiata, ma quando sbagli non posso certo dirti bravo”
“Anche tu non mi hai più cercato”
“I rapporti a senso unico non mi piacciono. Sei troppo orgoglioso, non avresti ammesso neanche a te stesso il desiderio di sentirmi. Sei sempre sul piedistallo. Tu non chiami nessuno.”
“Ammetto di essere permaloso”
“Sì appena, appena. Comunque siamo diversi: tu ami stare al guinzaglio, io non amo trattenere nessuno”
“Cosa vuoi dire?”
“Ho imparato a lasciare andare le cose, se qualcuno vuole stare vicino a me deve farlo per il piacere di starci e non certo perchè tengo legato qualcuno con la corda per non farlo scappare. Sai, per me sarebbe avvilente”
“Lo so, lo so, sei sempre stata una donna di piglio”
“La vita ti aveva dato la felicità, un’occasione, ma tu gli hai dato un calcio. Rimani pure dove sei. Io vado avanti”
Mi accorsi che ero stanca di quella conversazione, avrei preferito dire a voce le mie parole molto tempo prima, ma lui non aveva mai avuto il coraggio di affrontarmi e io dopo tanto tempo mi ero stancata e avevo lasciato perdere. Anche perchè era lui ad aver paura e non io.
Chiusi la telefonata congedandomi con educazione, ma anche con distacco e un po’ di risentimento.
Non sapevo il motivo del suo cercarmi ieri sera, forse ora non aveva neanche più senso chiederselo.
GABRIELLA PICERNO
Bravissima Gabriella
WOW
Bello, molto bello. Mi ricorda tanto proprio te
Le parole, come le usa Gabriella sono sempre vere e leali. Le storie sono travolgenti, introspettive. È chiara, diretta. Una chiarezza musicale, melodica e poetica nelle descrizioni delle emozioni, dei luoghi, dei personaggi di cui racconta. Come sempre ottimo lavoro. Complimenti!
Mi piace molto questo racconto,il ricordo di paesaggi e sensazioni comuni anche alle mie estati,e l’esperienza di questo amore Brava!
Sei splendida nei tuoi racconti e fuori di essi! Hai talento cara amica! Nutrilo e avanti tutta Paola Morelli
Bravissima
Parole giuste e vere. Splendido racconto!
un mazzo di fiori per te
BRAVA 😉
Bello e poetico
Complimenti. Bel racconto molto intenso.
Poesia che si fonde nel romantico.
Complimenti
Brava
Attimi di vita scritti con sentimento. Brava Gabriella
Complimenti… brava
WOW
Leggerò il tuo racconto a mia moglie. Troppo bello!
Molto bello…